APPELLO PER LA POLITICA ENERGETICA

 

APPELLO PER LA POLITICA ENERGETICA

Segnaliamo che è in corso una petizione online di firme a sostegno dell’ appello sottoscritto da molti docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca italiani affinchè non si dimentichi l’ importanza di prendere decisioni nella politica energetica italiana.

L’ appello è infatti rivolto a chi guiderà il prossimo Governo italiano affinché vengano prese decisioni sagge e coraggiose per la politica energetica italiana poichè nei prossimi anni ci dovrà essere, inevitabilmente, una transizione dall’ uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti di energia.Nel manifesto si evidenza come ci sono essenzialmente due possibilità: l’energia nucleare e l’energia che proviene dalle fonti rinnovabili. Con la petizione si promuove l’ energia che proviene dalle fonti rinnovabili ed in particolare l’ energia solare in quanto la scelta dell’ energia nucleare sarebbe inopportuna per molti motivi. La soluzione auspicata dai firmatari di questo appello è dunque quello di “incentivare il risparmio energetico e l’ uso delle energie rinnovabili” in quanto questa sarebbe la strada maestra per condurre il mondo sulla via della pace e per lasciare in eredità ai nostri figli un pianeta più vivibile.

Il manifesto-appello è stato firmato da:- 881 docenti e ricercatori- 999 cittadini che con la loro firma han dato il proprio sostegno all’ iniziativa.

E’ possibile aderire all’ iniziativa firmando o come “docenti e ricercatori” o come “cittadini che sostengono l’appello”: per farlo è sufficiente andare sul sito “La crisi energetica ed ecologica”.

Tale iniziativa vede tra i promotori e primi firmatari:Vincenzo Balzani (Presidente), Università di Bologna, Vincenzo Aquilanti, Università di Perugia, Ugo Bardi, Università di Firenze, Sebastiano Campagna, Università di Messina, Michele Floriano, Università di Palermo, Elio Giamello, Università di Torino, Francesco Lelj Garolla, Università della Basilicata, Giovanni Natile, Università di Bari, Gianfranco Pacchioni, Università Milano-Bicocca, Renzo Rosei, Università di Trieste, Nicola Armaroli, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna, Salvatore Califano, Università di Firenze, Luigi Fabbrizzi, Università di Pavia, Giovanni Giacometti, Università di Padova, Giuseppe Grazzini, Università di Firenze, Luigi Mandolini, Università La Sapienza, Roma, Giorgio Nebbia, Università di Bari, Paolo Rognini, Università di Pisa, Franco Scandola, Università di Ferrara, Rocco Ungaro, Università di Parma.

IL  TESTO DEL MANIFESTO-APPELLO

Le scelte energetiche per il futuro dell’ Italia

Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di informare la classe politica ed il Paese riguardo la crisi energetica e climatica incombente, che minaccia di compromettere irrimediabilmente la salute ed il benessere delle generazioni future. Tutti gli esperti ritengono che sia urgente iniziare una transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti energetiche, così che possa essere graduale.

Riteniamo che l’opzione nucleare non sia opportuna per molti motivi: necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.

Sollecitiamo pertanto chi guiderà il prossimo Governo a sviluppare l’uso delle fonti di energia rinnovabile: eolica, geotermica, idroelettrica e, in particolare, solare nelle varie forme in cui può essere convertita: energia termica ed elettrica, combustibili artificiali, biomasse. Il Sole, infatti, è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale. E’ quindi urgente sviluppare al massimo l’utilizzo di questa fonte su larga scala.

Per limitare i danni della crisi energetica e climatica che si sta delineando, è necessario fare in modo che i cittadini italiani, a cominciare dagli studenti di tutte le scuole, acquisiscano maggiore consapevolezza sulla delicata situazione in cui si trova il nostro Paese.

Il risparmio energetico, l’uso più efficiente dell’energia ed in particolare delle energie rinnovabili, lo sviluppo della ricerca scientifica sono le azioni necessarie per affrontare il difficile futuro che ci aspetta e per lasciare in eredità ai nostri figli un Paese vivibile.

In questa grande sfida scientifica e tecnologica si gioca anche il futuro industriale ed occupazionale della nostra nazione che non possiede risorse significative di combustibili fossili e nucleari e che, quindi, non potrà ambire ad una maggiore indipendenza energetica se non rivolgendosi all’unica risorsa di cui abbonda: l’energia solare.

 

Per modulare il cambiamento climatico, i paesi industrializzati dovranno ridurre le emissioni di gas serra del 60-80 per cento in pochi decenni: il settore elettrico produce il 40% delle emissioni globali di CO2. Pur vantaggioso da questo punto di vista, se si considerano tutte le fasi del ciclo - dall'estrazione dell'uranio, alla produzione dei combustibili, alla gestione delle scorie per millenni - il nucleare non è zero emission. La principale arma di sostegno al nucleare è il costo del petrolio legato alla sua relativa futura indisponibilità per esaurimento. Quindi costi incrementati per squilibrio della domanda nettamente superiore all’offerta. Ma anche l'uranio è una risorsa finita. Il 58% delle riserve conosciute si trova in tre paesi: Australia, Kazakhstan e Canada. Ai tassi di consumo attuale, sono sufficienti solo per cinquanta anni. Il prezzo dell'uranio, almeno fino alla fase di arricchimento (uranio arricchito) incide ancora poco sul prezzo finale dell'energia nucleare. Ma se il suo uso dovesse crescere molto, l'uranio diverrebbe sensibilmente scarso nel giro di pochi decenni, nonostante sia probabile che ne esistano riserve più ampie di quelle oggi conosciute. In effetti,analizzando le condizioni necessarie per uno sviluppo intensivo  del nucleare, bisogna far fronte a quattro momenti critici: i costi, la sicurezza, la gestione delle scorie e la proliferazione.

I costi gestionali.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia aveva valutato nel 2006 il costo del Kwh nucleare come competitivo con quello sviluppato dalle centrali termo-elettriche convenzionali ossia pari a 6-7 cent/ kWh. In quel periodo il barile era a 70 dollari/barile, mentre oggi ha superato i 100 dollari. Apparentemente dunque la convenienza del nucleare, stimata a 3-4 cent/ Kwh, sarebbe massima. Ma le cose non  stanno così. Ora la Spesa annuale per la gestione della centrale ( SA) dipende da numerosi troppi fattori. In primis, il Fattore Finanziario Totale (FFT) che dipende da ratei annuali da pagare per la restituzione del capitale, il deprezzamento della struttura, i costi di mantenimento ordinario e quelli di intervento straordinario, tutti elementi che ,come noto , nelle centrali nucleari, ad alto rischio di inquinamento, dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio continuo e quindi con alti costi di esercizio. Poi compaiono due fattori: la quantità di energia prodotta dalla centrale ed il costo del combustibile. La prima, energia prodotta, è di circa 6600-770 Kwh/Kw per quelle tradizionali e pari a quelle nucleari che dalle prime si differenziano non per capacità di produzione dell’impianto ma per natura del combustibile impiegato. Ed infatti a valle della fase di produzione di calore, la trasformazione di questo in energia prevede medesime tecnologie e strutture poiché la conversione termoelettrica si avvale di impianti termoidraulici simili a quelli delle centrali convenzionali. Per quanto attiene ai costi del combustibile, l’uranio presenta costi in crescita per la sua relativa progressiva indisponibilità. Inoltre, a differenza del petrolio, l’uranio non si brucia come tale ma attraverso fasi diverse che richiedono materiali ad hoc. Innanzitutto viene arricchito, poi liberato sotto forma di esacloruro di uranio, poi trasformato in solido (ossido di uranio arricchito)  e quindi ridotto in pallets pronte per la combustione. Inoltre il coefficiente di rendimento energetico è più basso del petrolio, a causa della necessaria presenza di uno scambiatore di calore. Dunque il costo di 3-4 cent per Kwh appare assolutamente aleatorio se non mistificatorio.