CHI SI AMMALA E' PERDUTO

Quando si parla di sanità i termini più riproposti sono: lista d'attesa ed errore sanitario. Ebbene sono certo troppi 300 giorni per una colonscopia, se si ha un cancro si fa in tempo a morire. Ma poi diventano 15 per la stesso esame se lo si fa in intramoenia a pagamento. Tempo addietro un celebre neurochirurgo fu incriminato perché utilizzava la casa di cura per bypassare i pazienti a rischio che non potevano aspettare la lista d’attesa. I condannati per questo escamotage sono stati da allora più di uno, compreso un noto urologo milanese. Circa gli errori in campo sanitario, la Commissione d'inchiesta ha satbilito che, su otto milioni di ricoverati, i soggetti che avrebbero subito danni ammontano a 320 mila. Ma poi si desume da un’analisi più approfondita che i procedimenti per lesioni colpose a carico di personale sanitario sono 901 e rappresentano circa l’1,68% sul totale delle 53.741 denunce.

L’errore sanitario non è dunque a carico del medico quanto a carico delle strutture che non sono atte a tutelare il paziente che come noto è divenuto un cliente.

Il cittadino allora ha davanti a sé un panorama difficile per far valere i suoi diritti: non contro i medici bensì contro lo stato che spende male il budget più alto della spesa italiana, 100 miliardi circa cui si aggiungono circa 5 mld di ticket e se questo non bastasse un infinita lista d’attesa per il cimitero. In media un italiano subisce una sottrazione di soldi dalla sanità in 4 modi: contribuzione diretta, contribuzione indiretta, ticket ed alla fine è costretto a rivolgersi alla medicina privata. ( fonte Rione Sanità, chi si ammala è perduto, Aracne Editrice, 2013)