IL MANIFESTO PER LA SALUTE

 

CESAER Centro Studi Ambiente Economia Ricerca UNIVERSITA’ DEGLI  STUDI DI SIENA

 

MANIFESTO PER LA SALUTE DELL’AMBIENTE

 

Noi uomini e donne del mondo e del nostro paese non accettiamo più l’incuria e  la disattenzione nei confronti dell’ambiente che viene ucciso ogni giorno.

Ogni anni perdono la vita 8 milioni di cittadini, quasi la città di Londra, per i cambiamenti climatici, 300 mila cittadini europei a causa dello smog,.

Pianeta Italia

In Italia 4 milioni di soggetti soffrono di bronchite cronica, 5 milioni di asma bronchiale, circa 60 ammalati muoiono ogni giorno per cancro polmonare. In totale, circa 12.000 soggetti muoiono ogni anno per cause direttamente dipendenti dallo smog. Per una città come Milano, si registrano 750 ricoveri d’urgenza l’anno per lo stesso motivo, 2 al giorno e muoiono circa 3500 persone/anno, circa 10 al giorno. In complesso Milano spende circa 800 milioni di euro/ogni anno per malattie respiratorie da traffico, ivi incluse le giornate lavorative perdute, la spesa sanitaria, farmaceutica ed ospedaliera e gli eventuali indennizzi. In definitiva ogni anno paghiamo 7-8 miliardi di euro per malattie da smog.

Un terzo dei tumori infantili è dato da leucemie, acuta e cronica, con un incremento pari al 78% annuo.

L’aspettativa di vita di un lavoratore della strada ( polizia municipale, operatore ecologico, autoferrotranviere) è di–7,6 anni rispetto ad un coetaneo che svolga altro lavoro. Il rischio di malattia cardio-vascolare è del +36%.

 

Il fallimento del protocollo di Kyoto

Si stima che la concentrazione atmosferica di anidride carbonica sia aumentata del 35% dai tempi della rivoluzione industriale del XIX secolo e del 20% dal 1958. Tra combustione e deforestazione in soli 100 anni abbiamo prodotto il 50% dell’intero ammontare di CO2 prodotto in dieci milioni di secoli. Basti pensare che Oggi i vulcani rilasciano in atmosfera circa 130-230 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno, ma questa quantità rappresenta solo l'1% della quantità di anidride carbonica totale liberata in atmosfera dalle attività umane. Premesso che l’atmosfera contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO2, il protocollo prevede che i Paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di quel gas. Il mondo immette 6.000 Mt di CO2, 3.000 dai Paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo. Per cui con Kyoto dovrebbe immetterne 5.850 anziché 6.000, sul totale di 3 milioni: dato l'elevatissimo costo della riduzione è facile capire perché il protocollo non abbia raggiunto grandi adesioni. Con 449 milioni di tonnellate/anno secondo gli ultimi dati resi noti dalla IEA (International Energy Annual), l´Italia è dodicesima in emissioni di anidride carbonica. Dalla mappa emerge che i paesi in via di sviluppo stanno entrando nei primi posti dei grandi emettitori mondiali. La Cina, per esempio, è al secondo posto dopo gli Usa e prima della Russia. L'India è al quinto posto, dopo il Giappone e prima della Germania. La Corea del Sud è al nono posto dopo la Gran Bretagna e prima di Australia, Francia e Italia. Sud Africa, Messico, Iran e Brasile si posizionano, invece, dopo l'Italia ma prima della Spagna che è scivolata al 18/o e che precede Arabia Saudita e Indonesia.( mappa in dettaglio delle emissioni totali di anidride carbonica al 31/12/2003, i valori sono espressi in milioni di tonnellate per anno:1) Stati Uniti 5.750; 2) Cina 3.323; 3) Russia 1.522; 4) Giappone 1.180; 5) India 1.026; 6) Germania 840; 7) Canada 592; 8) Gran Bretagna 552; 9) Sud Corea 451; 10) Australia 410; 11) Francia 407; 12) Italia 449; 13) Ucraina 388; 14) Sud Africa 378; 15) Messico 363; 16) Iran 359; 17) Brasile 346; 18) Spagna 341; 19) Arabia Saudita 329; 20) Indonesia 300; 21) Polonia 268; 22) Olanda 256; 23) Taiwan 230).

Emission trading

Il problema è costituito dunque dal fatto che per nessun Paese viene imposta una limitazione nelle emissione di gas serra ma semplicemente un sistema di mercato, più o meno elastico, perché ciascuno potrà acquisire quote da Paesi ai quali è concesso il surplus di emissione, come l’Ucraina, o Paesi dotati di ampie riserve forestali che concedono quote in vendita a Paesi che hanno raggiunto il deficit per surplus di emissione.

In questo libero scambio di libero mercato, si fa per dire, vi è un pesantissimo condizionamento delle multinazionali del petrolio o delle Holding di manifatture pesanti (Industria Automobilistica- Toyota, Chrysler-Daimler, VW, Ford, General Motors- le c.d Cinque Sorelle). Ci sono dunque Paesi a diverse velocità, ciò che condizionerà il prossimo sviluppo industriale. In tutto questo l’Unione Europea che pure ha anche già fissato in quaranta dollari la sanzione per ogni tonnellata di gas emessa illegalmente, non sembra avere una politica univoca. Vi sono Paesi virtuosi, o meglio a ciclo industriale riconvertito, come la Gran Bretagna che ha fissato per il 2005 il target del -12% ma ha già raggiunto il -14% e la Germania che con il suo -18,5% si avvicina al traguardo prefissato per il 2007 del – 21%.

L’Italia, che si trova in una classifica che la vede dodicesima con ben 449 milioni di tonnellate emesse, ha ratificato il Protocollo ma non ha messo in pratica nessuna politica energetica per limitare le emissioni di CO2 e, ora che il documento diventa vincolante, il governo rifiuta di impegnarsi oltre e dichiara di preferire gli accordi bilaterali con Paesi come Cina e India, puntando sull'acquisto di crediti

I Paesi, che abbiamo passato in rassegna, sono tutti d’accordo di trattare per ora le questioni relative alle emissioni c.d. pesanti cioè, attività nel settore energetico, installazioni di combustione con capacità termica superiore a 20 mw, raffinerie di olio minerale,forni a carbone, produzione di ferro e acciaio, industria del cemento, calce, vetro, ceramica .

Si rimanda ad una Conferenza ad hoc, la trattazione delle emissioni dell’Aviazione (Aviation Emission) che al momento non vengono imputate né subiscono delle restrizioni, pur essendo cresciute del 40% dal 1990 al 2000 ed in Europa ricoprono il 12% delle emissioni. Non è casuale questo ritardo poiché si offre all’industria aeronautica americana (la Boeing di Seattle, WA) l’opportunità di mettere sul mercato i nuovissimi 7X7, 767,757, dotati di minori consumi ed emissioni. In gioco c’è anche il Consorzio Europeo Airbus ma in buona seconda posizione.

In sintesi il fallimento del Protocollo si deve attribuire ad una sola causa: se inquini paghi e quindi reciprocamente se paghi puoi inquinare

Le nuove centrali elettriche

A fronte di ben 122 richieste di progetti presentati ai sensi della Legge 9 aprile 2002, n° 55, solo 21 sono stati accettati. Tuttavia la loro distribuzione è indicativa: otto centrali dovrebbero essere costruite nel nord, in tutta la fascia subalpina, quattro in Emilia e 9 nel sud, trascurando il centro ( Lazio,Abruzzo e Campania che insieme sono una domanda di ben 14 milioni di abitanti). Ergo, la offerta energetica è solo in funzione delle macroaree industriali e soggiacciono a leggi di mercato dell´industria pesante. Se ne deduce ancora che appare verosimile una espansione in questi nuovi progetti delle emissioni serra. Di questi progetti avanzati sono: 1 a cantiere fermo, 8 inattivi, 4 in recinzione, 8 in attività di lavoro. Il totale di energia attesa è pari a 12.637 di megaWatt. La disponibilità totale è prevista per il 2008, la domanda attuale è di 17.897 Megawatt in attesa pronta.Le attuali 60.000 Megawatt alla punta del consumo sono già insufficienti. Né il ricorso al carbone darebbe migliori risultati: Un esempio recente: la riconversione a carbone delle centrali Enel di Civitavecchia e di Montalto di Castro ha scatenato un'ondata di proteste da parte dei comitati locali anche perché la situazione sanitaria dell'area interessata è già critica per l'alta percentuale di tumori, leucemie e patologie infantili come l' asma bronchiale. Basti pensare che una Centrale a ciclo combinato o turbogas da 800 megawatt produce PM10 pari a 200 mila vetture/die mentre a carbone la medesima inquina quanto 500 mila vetture/die.

 

Lo stile di vita: la vettura come totem

Ogni mattina assistiamo, tra le ore 8 e le 9, ad un volume di traffico italiano paria 22 milioni spostamenti che coinvolge circa il 75% dell’intero parco auto. In ogni città italiano, con minime differenze, il volume di spostamenti privati con auto raggiunge il tetto dell’80%, ogni giorno mediamente un italiano trascorre 2 ore in auto. L’offerta di trasporto pubblico si riduce sempre di più in proporzione ad una domanda crescente per lo sviluppo del terziario avanzato che richiede flessibilità e movimentazione di merci materiali ed immateriali. Un esempio per tutti. Se poi si considera la rete viaria metropolitana di superficie e profonda, per la percezione diretta della nostra insufficienza, basta operare un calcolo che indica il rapporto tra superficie lineare di rotaia e numero di utenti o abitanti. In pratica l’indice di utilizzo pro capite. Ne deriva che la massima disponibilità europea alla città di Parigi con 17 centimetri lineari e la minore disponibilità a Roma con 0,8 centimetri di rotaia/pro capite. I 150 milioni di Euro assegnati dalla Legge Finanziaria (2004 e seguenti) a Roma, quando anche fossero tutti destinati alla mobilità ed alle infrastrutture relativi, coprirebbero la spesa di soli 10 km di metropolitana profonda a 35 m., 15 chilometri a profondità 45 m., e 22 di metropolitana leggera.

 

Aumento delle malattie da stile vita.

In Europa l’obesità infantile costituisce un problema sociale, è in continuo aumento e, in molti Paesi europei, un bambino su cinque è affetto da obesità o soprappeso. Ciò è dovuto in massima parte allo smodato uso dei veicoli negli spostamenti in luogo della bicicletta. Basti pensare che il suo in Italia per gli spostamenti è limitato allo 0,2%. Lo stesso dicasi per l’aumento del diabete che ha raggiunto in Italia quota 2 milioni e che è in parte dovuto alle abitudini alimentari ed alla sedentarietà.

L’acqua risorsa di energia e salute

Lo stato delle cose oggi indica che l’1.1 miliardi di persone non possono raggiungere o disporre di acqua potabile sicura, 2.4 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari fondamentali. Il consumo di acqua dolce si è sestuplicato tra il 1900 e il 1995 più del doppio del livello di crescita della popolazione. Circa un terzo della popolazione mondiale già vive in Paesi considerati ad emergenza idrica, ossia laddove il consumo supera del 10% il totale dell'offerta. Se questo trend dovesse continuare, 2/3 della popolazione della terra vivrà in queste condizioni nel 2025. Oltre il 40% dell'umanità vive in cattive condizioni di igiene a causa della mancanza d'acqua. E solo a causa di infezioni dovute a contaminazioni batteriche dell'acqua, come quelle provocate dal batterio Shigella, muoiono 2,2 milioni di bambini ogni anno.

In Italia circa 50 miliardi di metri cubi d'acqua sono ogni anno a disposizione di cittadini, industrie, aziende agricole e per tutti gli altri utilizzi. Pur ricco d’acqua, il nostro è un territorio vulnerabile dove alluvioni e siccità, che si sono moltiplicate negli ultimi 15 anni, rendono spesso troppa o troppo poca la risorsa. Per garantire a tutti questa risorsa, noi chiediamo che:1. vengano applicati compiutamente i principi e le norme sanciti dalla Direttiva Quadro Acqua 2000/60/CE, garantendo una partecipazione attiva degli utenti, ai processi pianificatori e negli organi collegiali; definendo una strategia di azione chiara, coerente ed efficace per recuperare il ritardo accumulato;2. rilanciare il ruolo delle Autorità di Bacino e/o distrettuali come soggetto centrale per garantire il governo e la distribuzione delle acque e per la redazione del Piano di gestione dei bacini idrografici;3. favorire una efficace integrazione tra le politiche internazionali di gestione e tutela della risorsa idrica, rappresentate dalla Direttiva 2000/60/CE e quelle agricole.

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Prof. Aldo Ferrara

Cattedra di Malattie Respiratorie

Sezione di Fisiopatologia Medica

Dipartimento Scienze Biomediche

Università degli Studi di Siena