LE GUERRE DI PETROLIO NON FINISCONO MAI...COME GLI ESAMI

Le guerre del petrolio non finiscono mai di scompaginare gli assetti geopolitici. Questa volta, mentre tutto appare autoctono o interno al fronte mussulmano ( sciita e sunnita) invece sono Russia e USA a manovrare nel backstage in modo surrettizio. Obama ed il suo “ change” ha finito per essere uno dei Signori del petrolio, anche senza guerra ma raccogliendo i frutti armati di Bush.

E’ di tutta evidenza che il fronte sciita di Iran e Iraq si muove contro un nemico, l’Arabia Saudita,leader dell’Opec e punto di riferimento del fronte sunnita nello scontro in atto in Medio Oriente. I loro piani aggressivi, che nei prossimi anni puntano ad accrescere notevolmente la produzione ed esportazione di idrocarburi, hanno una finalità economica, ma soprattutto quella di indebolire l’influenza araba sul piano geopolitico. La “guerra petrolifera” degli sciiti nello scontro con i sunniti per la supremazia in Medio Oriente potrebbe mettere fine allo strapotere OPEC in medio oriente. A chi giova ? innanzitutto alla Russia che potrebbe far prevalere la produzione di gas e shale oil dell’Eurasia, suo cavallo di battaglia. Ma non certo agli USA, non solo tradizionalmente legati all’Arabia Saudita, ma i veri sconfitti da un califfato mesopotamico che gli sciiti vorrebbero imporre. Gli iraniani sono particolarmente attivi e dinamici e sembrano puntare a scompaginare il vecchio equilibrio che li ha mantenuti nell’isolamento per anni. Usando la leva petrolifera come arma strategica, anziché le guerre tradizionali,  dopo decenni di isolamento potrebbero  aumentare le esportazioni di idrocarburi per tornare a crescere. Se nei prossimi anni Iran e Irak riuscissero effettivamente a realizzare maggiori esportazioni di gas e soprattutto petrolio, ciò si rivelerebbe verosimilmente un gioco a somma zero a svantaggio dell’Arabia Saudita, in quanto essa probabilmente sarebbe costretta ridurre le proprie. Questa è la nuova politica iraniana del Presidente Rouhani contrapposta a quella di Ahmadinejad. 

Nel nuovo scenario energetico di lungo termine, caratterizzato da eccesso di offerta per la scoperta di nuove tecnologie non convenzionali (tight oil e shale gas), per l’emergere di nuove potenze al di fuori dell’Opec (es. Brasile e Kazhakistan) e per una domanda in calo, rubare quote di mercato importanti, per l’Iran si tradurrebbe automaticamente in un indebolimento dell’Arabia Saudita, sia sul fronte della stabilità interna e sia su quello esterno, e dunque in un rafforzamento nei suoi confronti. Che poi si traduce in una politica anti-USA , finanziando i movimenti di riferimento nelle principali aree di instabilità, dove si giocano le partite più importanti del Medio Oriente (es. Hezbollah in Libano, Hamas in Palestina e lo stesso Isis in Siria e Iraq).Della serie “ la politica la fa il petrolio…” lo aveva già detto e fatto Enrico Mattei