MATTEI: UN PROFILO DI CORAGGIO E DI ATTUALITA’

 

MATTEI: UN PROFILO DI CORAGGIO E DI ATTUALITA’

“Dai, vieni e lascia la scuola per qualche giorno,andiamo da Mattei” furono le parole di mio padre, all’epoca Deputato del PRI, prima di quel viaggio a Gagliano Castelferrato, dove Enrico Mattei, fondatore e Presidente dell’ENI volle installare una fabbrica, e che poi fu il suo ultimo viaggio. Sono uno dei pochissimi sopravvissuti di quella memorabile giornata di mezza stagione, riscaldata da una folla in ovazione del Mattei Imprenditore salvifico, almeno così veniva visto. Una sorta di Re Mida dell’imprenditoria di Stato, uno che trasformava il Pignone in Nuovo Pignone e bastava un aggettivo in più a rendere attiva una fabbrica chiusa per fallimento.

Era l’ottobre del ’62, si apriva la stagione del centro-sinistra e paradossalmente si chiudeva con quel viaggio l’epoca della ricostruzione. Mattei era la ricostruzione italiana e senza di lui cominciava la stagione del miracolo economico di cui Egli fu anticipatore assoluto.

Terra di Sicilia fu cruciale per il marchigiano di Matelica. In Sicilia erano nati gli accordi per la cessione delle royalties a favore delle Compagnie americane, malgrado l’uomo di Mattei Graziano Verzotto avesse lavorato per costruire un “governo siciliano amico” quello di Milazzo la cui stagione si interruppe quando Mattei decise di farne a meno. In Sicilia nacque il primo centro-sinistra, quello di Giuseppe D’Angelo, in funzione anti-Mattei.

Uomo di coraggio eppure timidissimo anche nelle occasioni più insignificanti come lo stare in ascensore con estranei, così lo ricorda Bazzoli nel suo “Il Miracolo Mattei”, non insensibile al fascino femminile, di Mattei non viene quasi mairicordato il passato partigiano che ne temprò le asperità ma che gli diede tanta determinazione.

Mattei ha rappresentato da un lato la ricostruzione italiana perché senza di lui non ci sarebbe stato l’avvio all’industrializzazione che non poteva certo decollare senza i carburanti e dall’altro lato l’immissione dello Stato nel mercato. Ha cioè dimostrato che lo Stato può affiancarsi ai privati e concorrere con essi. Salvo poi verificare che anche lo Stato avrebbe avuto profitti non reinvestiti a favore delle classi più deboli. Mattei aveva una coscienza cattolica che lo portava verso la solidarietà ma al contempo considerava il profitto come fine, alla stregua di un imprenditore privato.

Come tutti sanno era fortemente appoggiato dal Ministro delle Finanze Ezio Vanoni, suo padrino politico, morto in drammatiche circostanze nel 1955, cioè in una fase delicata dello sviluppo dell’ENI. Alla sua morte non ebbe la tentazione di “scendere in campo” come poi quaranta anni dopo fece qualche altro impresario privato. Non rinunciò alla sua sorte di Imprenditore di Stato, insensibile alla lusinga del profitto personale. Cercò, sì, altri appoggi politici ed offrì ad un illustre personaggio della storia recente un cane a sei zampe da tenere al guinzaglio ma l’altro replicò che non aveva passioni cinofile. Insomma cercò appoggi non per sé ma per proseguire nel processo di sviluppo del paese che nella sua lungimirante visione passava dal petrolio.

Dopo la sua morte, Mattei è divenuto il simbolo di una strage annunciata, dai contorni ambigui e misteriosi, dando così inizio alle morti eccellenti irrisolte. Oggi Mattei è simbolicamente colui che si oppose ad una politica imperialista americana basata esclusivamente sul petrolio e che usa come metodo la globalizzazione. Fu il vero primo no-global e la pagò cara.

Se oggi avessimo un Mattei da seguire e non da ricordare, il nostro inserimento nel mercato globale sarebbe più facile, e la nostra lotta anti-global più motivata.

Mattei era anche uomo di comunicazione e lo dimostrò con il “suo” gornale “il Giorno”. Chissà che oggi non avrebbe appoggiato la nostra Campagna “Onda Pulita” per riaffermare la centralità dell’innovazione, il digitale, e la salvaguardia dell’ambiente infestato dalle onde elettromagnetiche “inutili”.

Sono queste le ragioni del Convegno che la CONFONLUS, Confederazione delle Associazioni del no-profit ed il CESAER, Centro Studi Ambiente Economia Ricerca, organizzano a Roma il 26 ottobre, 51° anniversario della sua morte. Non servirà solo a ricordare nella Prima sessione il Mattei partigiano ed imprenditore, il Mattei che “usava i partiti come taxi” o che si dipanava tra le Compagnie petrolifere come quel gattino che voleva un pò di latte dalla scodella dei cani più grossi che con un calcio lo fecero volar via.

Servirà, come è previsto nella Seconda sessione, a dimostrare che la politica “oil-global” ha ridotto il mondo in regime di schiavitù del petrolio e lo ha portato ai confini dell’agonia causata dai milioni di tonnellate di sostanze venefiche che ammorbano l’aria delle nostre città.

Servirà, come è previsto nella Terza Sessione, a dimostrare che siamo già pronti per le energie rinnovabili, no-oil-no-global, e che anche negli stessi USA ( parteciperanno alcuni Senatori democratici) aspettano unanuova frontiera politica ed economica per avviare questo processo di rinnovamento politico, energetico ed ecologico. Tre in uno: libertà dal petrolio e dalle sue scorie, libertà dai condizionamenti politici, libertà per uno sviluppo sostenibile ed non assoggettato a controlli americani.

La politica energetica oggi soffre di altri problemi:

  1. I cambiamenti climatici ad opera dell’uso sconsiderato di energia fossile ( petrolio e derivati)
  2. La necessità di fonti energetiche alternative e rinnovabili
  3. La necessità di cultura e backgroun d che noi non possediamo. Cosa farebbe Mattei oggi?

 

Innanzitutto dedicherebbe uno studio alla rinnovabilità dell’uranio 235 che serve alle centrli nucleari tanto amate dalla destra italiana. Essa scoprirebe che le riserve del Sud Africa e del Kazhakhstan finiranno ben prima delle riserve petrolifere. Ergo la strada nucleare è già morta in partenza. Le energie solari e fotovoltaiche sono ancora da sviluppare quando le Holding petrolifere toglieranno il veto. Quindi dobbiamo reinventarci un’energia che non c’è e per la quale è finito il tempo dellì’industria che su quell’energia aveva la sua fonte.

 

Lo sviluppo socio-economico che non  sia solo speculazione finanziaria passa per le fonti energetiche alternative che sono come l’isola che non c’è: anch’esse non ci sono.

 

 

Aldo Ferrara

Presidente del CESAER Centro Studi Ambiente Economia Ricerca