POLITICA NORVEGESE AL FEMMINILE
Manuela Ramin-Osmundsen
Inteso scambio di vedute con la politica norvegese al femminile. Simpatiche, agguerrite, determinate ed ospitali quanto le nostre donne del Sud con cui hanno in comune l’amore per gli spaghetti. Così appaiono le donne della Norge al mondo europeo, sempre troppo maschilista. Ma in realtà sono molto concilianti, aperte al dibattito e molto, molto dirette. La loro battaglia paritaria è lontana miglia siderali da un osservatorio europeo tradizionale. In genere tendono a non sbagliare, sono obiettive in un mondo paritario nei fatti. Gli housekeeper sono i maschi che non si sentono traditi nel loro orgoglio. Non esistono colf, ognuno provvede al suo appartamento, si cammina senza calzature per motivi d’igiene, come sanno i miei figli a cui lo ho imposto, avendo vissuto in Svezia. In un mondo davvero paritario (Signorina Carfagna, venga qui a vedere come si comportano i maschi, ben lontani dal mondo dei satrapi-sultani-presidenti del consiglio!!!) tuttavia i problemi non mancano. Vediamo ad esempio il mondo dell’Industria rappresentata da Holding internazionali. Un quarto delle imprese norvegesi è a rischio chiusura per la mancata ottemperanza delle quote rosa. Nel Paese dei fiordi, la legge prescrive che almeno il 40% dei posti nei consigli d’amministrazione delle società sia riservato alle dirigenti donne. Una norma contestatissima e non rispettata dal 25% delle aziende della Norvegia. E il tempo stringe: le imprese del Paese scandinavo dovrebbero adeguarsi entro la fine del 2011. Sono 487 le società in Norvegia, di cui 175 quotate alla Borsa di Oslo, come sottolineano i due principali quotidiani Aftenposten e Dagbladet ( faticoso leggerli…). La legge risale al 2003 ed è stata efficace: nel 2001 le donne dirigenti erano il 6% del totale, oggi sono il 37%.
Negli Stati Uniti la percentuale delle donne che siede nei CdA è al 15%. seconda la Svezia con il 19%; ma la Norvegia è la nazione con le imprese più «rosa» al mondo con il suo 25%. Risultato conseguito grazie alla determinazione pervicace di Manuela Ramin-Osmundsen che difende e propugna questa politica di assoluta e vera parità. Lo dimostra la sua storia: francese dei territori d’oltre mare, si è imposta per la sua capacità fino a diventare Ministro dell’Infanzia e d’Uguaglianza d’Affari.
Nessuna fatica per le donne ad entrare in politica: un terzo dei parlamentari è costituito da donne. Come la metà dei ministri del governo in carico (18 in tutto). Ma sono ancora 111 le società che non rispettano le quote, per lo più nei settori delle finanze, dell’information technology, del petrolio e del gas. Un’altra personalità politica, un femminista improbabile, Ansgar Gabrielson, ex ministro dell’industria e politico conservatore si chiedeva come mai nell’ambito di assoluta parità effettiva, le donne possono arrivare in università ed in politica ma giammai nei CdA. Quando si dice che il vero potere è economico, anche qui in Norvegia! E le società? Protestarono nel 2003 quando la legge fu approvata; oggi, segnala la NHO, la Confindustria locale, si accontenterebbero di pagare una multa in caso di negligenza, invece di rischiare la chiusura.