SERVE DAVVERO UN DICASTERO DELLA DIFESA?

Il Dicastero della Difesa serve? Servirebbe se le competenze della Protezione Civile fossero ad esso attribuite e non alla Presidenza del Consiglio. 
La Protezione Civile, nata per opera di Giuseppe Zamberletti, che seppe gestire il sisma del Friuli,1976, ha da sempre il compito istituzionale di intervento logistico nelle aree disastrate da calamità naturali o artificiali. Sin dalle alluvioni del 1994 nel Piemonte e nel Canavese, è difficile dare una connotazione di questo tipo perché la mano dell’uomo è alla base di molti disastri, apparentemente naturali, come appunto quelle alluvioni. Molte avrebbero potuto essere evitate se non fosse stato rettilinearizzato il corso di alcuni torrenti o se fossero stati assunti accorgimenti preventivi come nel caso dell’alluvione di Sarno nel maggio del 1998. Lo stesso dicasi per i continui incendi, per lo più dolosi, che colpiscono le aree geografiche e turistiche più belle del paese, tranne in Calabria dove i boschi sono protetti da ben 11 mila forestali.
Malgrado la possibilità concreta di evitare con accortezze eventi pseudo-natutali come incendi ed alluvioni- per questi ultimi in molti casi vi sono cause secondarie da attribuire alla gestione urbanistica del territorio-, forse solo le eruzioni vulcaniche ed i sismi danno poco margine di risposta preventiva.
Tuttavia una gestione della Protezione civile affidata alla disponibilità ed alla buona volontà dei singoli, oggi non è più proponibile. Oltretutto, come leggeremo, questa non è sempre rappresentata. 
Una delle emergenze recenti è quella legata al traffico urbano, fonte di smog venefico che uccide 5-6 mila persone ogni anno. Eppure è affidata ad un coacervo di disposizioni e normative poco applicabili perché in perenne conflitto di competenze tra gli Enti Locali. La situazione sta assumendo una tale connotazione che a breve vedremo Renzi dirigere il traffico di Milano. 
E’ annosa l’emergenza sulla Autostrada SA-RC, sì, quella che dovrà veicolarci al Ponte sullo Stretto. Il giorno in cui,per disgraziata ipotesi fosse operativo il Ponte, in queste condizioni sarebbe pressocchè ed altrettanto inutile. Ma questa è un’altra storia. Impegnare le risorse destinate al Meridione per un’opera inutile e poi non comprare e gli spazzaneve, la dice lunga sul modo con cui si utilizza il pubblico denaro.
Occorre dunque per rendere operativa la Protezione Civile un impegno plurifocale di alcuni dicasteri che vi impegnino parte delle loro risorse in modo da garantire a questo apparato piena affidabilità ed efficienza. Vi dovrebbero concorrere la Difesa, con i suoi circa 36 miliardi, le Infrastrutture, l’Ambiente e ovviamente gli Interni.
Da questo elenco lascio fuori la Salute, anche se c’è qualcos’altro da dire. La gestione internazionale dell’emergenza nel Sud-Est asiatico lascia alcuni dubbi. In questa fase, uno dei problemi, suscitati dall’OMS, ed in minimo, dal sottoscritto , è costituito dalla possibile comparsa di infezioni polmonari, Tubercolari e Polmonitiche, che sono in agguato e che potrebbero creare focolai di gravissima portata. Ebbene per quanto ci è dato sapere e constatare, vi è un solo ufficio alla Protezione Civile, e non al Ministero Salute, che coordina l’intervento sanitario italiano. Io personalmente ho messo a disposizione i pochi mezzi della mia cattedra e me stesso, disponibile per andare nei Centri di accoglienza, ma dopo quasi un mese non ho ricevuto risposta. Nel segno di una incapacità di quell’ufficio di coordinare le risorse esistenti. Ma si può andare avanti così?